“Tutti, presto o tardi, abbiamo avuto la sensazione che qualcosa ci chiamasse a percorrere una certa strada.
Alcuni di noi questo ‘qualcosa’ lo ricordano come un momento preciso dell’infanzia, quando un bisogno pressante e improvviso, una fascinazione, un curioso insieme di circostanze, ci ha colpiti con la forza di un’annunciazione: – Ecco quello che devo fare, ecco quello che devo avere. Ecco chi sono. –
O forse la chiamata non è stata così vivida, così netta, ma più simile a piccole spinte verso un determinato approdo, mentre ci lasciamo galleggiare nella corrente pensando ad altro.
Sarebbe interessante per noi risuscitare le inspiegabili giravolte che ha dovuto compiere la nostra barca presa nei gorghi e nelle secche della mancanza di senso, restituendoci la percezione del nostro destino.
Perché è questo che in tante vite è andato smarrito e va recuperato: il senso della propria vocazione, ovvero che c’è una ragione per cui si è vivi.
Non la ragione per cui vivere; non il significato della vita in generale, o la filosofia di un credo religioso, ma piuttosto la sensazione che esiste un motivo per cui la mia persona, che è unica e irripetibile, è al mondo, e che esistono cose alle quali mi devo dedicare al di là del quotidiano e che al quotidiano conferiscono la sua ragione d’essere.
Come posso mettere insieme in un’immagine coerente i pezzi della mia vita?
Come posso rintracciare la trama di fondo della mia storia?…”
James Hillman
Non trovi che siano molto avvincenti le teorie di Hillman?
Soprattutto laddove restituiscono grande dignità ad ogni essere umano, unico, irripetibile e protagonista di una finalità che dà senso e motivo al suo passaggio su questa terra…
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Ho letto “Il codice dell’anima” di Hillman , ognuno possiede un suo spirito guida, capirne il linguaggio, leggerne i segni, diventare percettivi, cercarci, compierci come individui e magari trovarvi un senso.
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