Alcuni nitidi e pieni come se fosse ieri, altri un po’ confusi dal tempo e dalla lontananza. Ma sempre tanti e cruciali. Ricordi d’infanzia, che in maniera indelebile restano impressi dentro. E quelli di prima gioventù, preludio alla vita.
Ricordo la gioia che sprizzava dentro alla conquista delle prime libertà di girovagare tra strade e palazzi, tra immensi parchi e scorci coloriti. E la magia dei primi amori, gridati alle stelle nell’aria dolce delle interminabili notti estive.
Se ti penso ho ancora davanti agli occhi la tua bellezza maestosa e seducente. Una bellezza opulenta e squinternata, a volte lasciva e matronesca, a volte romantica e struggente che nei momenti della mia gioventù mi ha preso per mano e mi ha accompagnato lungo i primi passi del viaggio verso la scoperta della vita.
E le voci, i rumori della città che si svegliava, le arie delle canzonette fischiettate nel mattino trasparente, quando iniziava la giornata, tra il profumo del caffè e la delizia della crema strabordante dal bombolone ingurgitato in fretta nella latteria sotto casa.
Qualche volta mi riscopro affezionata persino alla tua sciatteria. Quella di matrona dalla bellezza solenne, che ora, senza imbarazzo, si mostra al mondo sempre più arruffata, impiastricciata, eccentrica, indecorosa. Forse con la burlesca convinzione di poter profittare in eterno di quel che era e di quel che rimane del maestoso fascino di un tempo.
Tutto il bello e tutto il peggio racchiuso in te e sparso sui colli. Impressioni e ricordi sempre vivi, città mia.