Penso a coloro (e mi ci metto anch’io) che spesso nella loro vita non riescono a vivere e ad apprezzare le occasioni del tempo presente, anteponendo ogni volta un atteggiamento di rinuncia e di sterilità interiore rispetto alle speranze, ai proponimenti e alla dedizione verso progetti che riguardano anche il proprio futuro.
L’incapacità di concedere pienezza e fiducia alle nostre possibilità e l’atteggiamento di scarsa autostima che ne deriva, è spesso causata da una situazione di impotenza, di insicurezza, di fragilità interiore le cui tracce si ritrovano dentro di sé percorrendo a ritroso le esperienze della propria vita fino a ritornare all’epoca dell’infanzia. Per scoprire, alla fine, come siano conseguenza fatale delle primissime determinanti, piccole o grandi, problematiche affettive e relazionali che ci hanno ferito dentro.
Ma se e quando l’aspetto positivo dell’animo di un individuo finalmente riesce a prevalere e a manifestarsi, l’esistenza intera sembra essere rinnovata d’un tratto.
Come una scintilla, si accende l’entusiasmo per la vita.
Si impara ad amarsi e ad amare.
La cura di sé diviene legittimata e diventa, anzi, la condizione per potersi prendere veramente cura anche degli altri.
Il dedicarsi alla percezione, alla comprensione e all’accettazione delle proprie esigenze più autentiche, dei propri desideri più profondi, consente di capire con maggiore disponibilità anche quelli degli altri.
E viene stimolata la volontà di agire, di dedicarsi a dei progetti.
Sì, dei progetti.
Per quanto minuscoli, irrisori, banali e perfino poco utili possano sembrare, avere dei progetti vuol dire guardare al futuro.
Vuol dire pensare al domani.
Avere dei progetti può salvare la vita.
Perché un progetto è l’immaginario che si proietta nel futuro e ha bisogno di guardare a un tempo che verrà, per divenire realtà…
P@R