“Mia cara signora, mi pare che entrambi concordiamo sul fatto che fisica e scienza abbiano effettivamente conquistato il mondo.
Resta da chiedersi però se l’anima ne abbia tratto qualche vantaggio.
Come le è noto, io pratico una psicologia naturalistica, che si potrebbe definire un’anatomia comparata dell’anima.
Il presupposto è che l’anima sia qualcosa di reale: l’anima infatti possiede una realtà propria, della quale non ci si può liberare semplicemente ignorandola.
Essa è per me un fenomeno inesauribile, anche se non so assolutamente che cosa sia in sé e ho soltanto una vaga idea di cosa non sia.
L’unica cosa di cui ho certezza è che essa sa esprimere la totalità dei cosiddetti processi psichici.
Guardi attorno a sé, non avrà difficoltà a riconoscere come l’anima sia all’origine di tutte le difficoltà apparentemente insolubili che si accumulano sotto i nostri occhi.
Per tale motivo mi è sempre stato a cuore gettare un ponte, o almeno osare un tentativo in tal senso, tra le due discipline che si assumono concretamente la responsabilità della cura dell’anima: la teologia da un lato e la psicologia dall’altro.
Per quanto diverso sia il loro punto di partenza, esse si incontrano nell’anima empirica dell’individuo.
Forse non bisognerebbe darsi troppa pena per definire il valore dell’anima perché questo è rappresentato dalla nostra esistenza.
Mi creda. Sinceramente suo.”
Carl Gustav Jung