Nuvoloni grigi e carichi di pioggia

Finora questa primavera inoltrata ci sta regalando altro che costanti e quotidiani nuvoloni più o meno grigi e carichi di pioggia, che puntualmente si presentano sopra alle nostre teste ad una qualche ora del giorno e/o della notte.

Ormai la stagione sta volgendo verso l’inizio di un’estate che si preannuncia, così come succede sempre più spesso in questi ultimi anni, molto più somigliante ed appropriata per un clima dalle caratteristiche meteorologiche di tipo sub-tropicale, che non temperato e mediterraneo.

Mi vengono in mente le meravigliose estati durante le quali si godeva di un bel caldo avvolgente, di cieli azzurri, tersi e soleggiati.

Ed anche di temporalate improvvise cariche di tuoni, fulmini e saette dopo le quali, però, nel giro di poco tempo, ricompariva il sole fiammeggiante e l’azzurro intenso e lavato del cielo, magari ornato da un miracoloso arco multicolore che traspariva contro lo sfondo del paesaggio rasserenato.

Dove sono emigrate quelle estati?

In quale parte del mondo sono volate via?

A chi appartengono ora? Esistono ancora?

Mi rifiuto di pensare che le mie attuali considerazioni esposte in maniera un po’ malinconica e sempre più insofferente a causa di un’incipiente afflizione meteoropatica, siano solo il frutto del vago senso di nostalgia nei riguardi di un tempo trascorso che tendo ad associare al ricordo di una fase della vita magari più giovanile, più vivida, o maggiormente gratificante e intensa…

Dite quello che volete, ma il nostro clima sta cambiando.

E neppure così lentamente. E nemmeno poco.

Ridateci le estati!

Riprendiamoci le estati! E gli autunni, e gli inverni, e le primavere.

Diamo modo alla natura di vivere le sue stagioni. E a noi umani di goderne.

Che non siano sempre di più quelle stagioni, alle quali stiamo facendo assuefazione, di una terra malata e intristita a causa dello sciagurato sfruttamento e insozzamento da parte degli “uomini senza criteri”. Né quelle manomesse e dirottate dalla altrettanto sciagurata brama degli “uomini senza scrupoli”. E tanto meno quelle costruite al servizio di un osceno manipolo di “uomini senza cuore”.

Mi chiedo se non abbia un che di inconcepibile il fatto che gli uomini stessi contribuiscano in maniera insensata alla loro autodistruzione, inesorabile nel caso continui così. Che senso ha volere a tutti i costi arrivare a gestire ogni forma di vita su questa terra a proprio uso, consumo, spreco e devastazione? Che significato ha il volere penetrare i segreti della vita, per poi annientarla?

Mostruosa, agghiacciante, pianificata selezione?  

Orripilante, abominevole volontà di sfoltimento delle umane moltitudini?  

Globalizzazione complottista finalizzata ad un nuovo e supremo ordine mondiale?

Consentitemi lo sfogo dagli accenti deliranti, anche se mi rendo conto che possa non risultare proprio così evidente l’attinenza tra le nubi cariche di pioggia che da un paio di mesi stazionano in maniera pressoché costante sulle nostre teste, e la paventata autodistruzione o annientamento della razza umana.

Chi ama le stagioni, il tempo che scorre e muta, la natura che dilaga in tutte le forme della sua bellezza, le trasformazioni che la vita compie nelle sue manifestazioni spontanee, ha bisogno ancora di credere che qualcosa di meglio può essere atteso e va re-inventato, ri-pristinato, ri-costruito giorno per giorno. E che siamo liberi di desiderarlo, di pensarlo e di attuarlo.

Insomma, per assurdo, vorrei tanto che durante il lungo letargo invernale il gelo e la bianca coltre di neve ricoprissero e proteggessero la terra… e che, al contrario, un sole luminoso e cocente brillasse e inondasse  il mondo nella calura afosa della stagione estiva!

 

P@R

 

 

 

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